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LE DUE AMICHE
In una calda giornata primaverile, un’anatra ed un’oca nuotavano allegramente in un laghetto, godendo dei raggi del sole che riscaldavano le loro testoline. La prima, dalle piume grigie e bianche, si chiamava Anita; la seconda aveva un piumaggio bianco morbidissimo ed il suo nome era Piuma.
Erano grandi amiche e passavano la maggior parte della giornata insieme. Anita era indispensabile a Piuma, infatti quest’ultima era cieca e si affidava totalmente all’amica. L’anatra dal canto suo, era orgogliosa di aiutare l’oca e la istruiva sempre con la propria saggezza. Descriveva il mondo in ogni particolare e Piuma ascoltava tutto con attenzione immaginando nella propria mente ogni oggetto.
Decisero di uscire dal laghetto per fare una passeggiata, e si misero a discutere del gran lavoro che effettuano le api le quali, svolazzando intorno ai fiori, ne succhiano il nettare per creare il dolce miele.
Erano tutte prese dal discorso, quando un grosso cane comparve da dietro un cespuglio e abbaiando si lanciò sulle due. Grazie alla prontezza di Anita di avvertire l’amica, entrambe riuscirono a mettersi in salvo. Quasi senza fiato per il grande spavento, Piuma ringraziò Anita per averla salvata. Lei rispose con orgoglio di essere molto veloce.
Piuma sentiva dentro di sé crescere un senso di rammarico, per essere sempre così inutile. In molte occasioni, Anita era riuscita a toglierla dai guai, mentre lei non ne era mai stata altrettanto capace. Come avrebbe voluto sentirsi importante per l’amica!
Dopo alcuni giorni, le due si recarono nuovamente al laghetto, come era loro abitudine. Tutto era tranquillo come sempre e le stesse nuotavano allegramente, affrontando l’argomento degli uccelli in volo tutta la giornata.
Ad un tratto Piuma si accorse di un movimento nell’acqua sotto le proprie piume e gridò: “Scappa Anita!”. Le due volarono giusto in tempo, mentre un grosso luccio si avventava su di loro, per assicurarsi un lauto pranzo.
L’anatra era senza parole per l’accaduto. Riprendendosi dallo spavento ringraziò l’amica e disse: ”Ma come facevi a sapere che quel grosso pesce voleva mangiarci?”. L’oca rispose: ”Vedi, i ciechi hanno un istinto più sviluppato per certi pericoli ed io ho capito che era il momento di fuggire!”.
E così, da allora, capirono che nell’amicizia tutti sono indispensabili agli altri e nessuno è inutile.
Fabiola Pietropaolo
www.favole.org/faby_amiche.html
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LA PIOGGIA DI STELLE
C'era una volta una bambina,che non aveva più nè babbo nè mamma, ed era tanto povera, non aveva neanche una stanza dove abitare nè un lettino dovedormire; insomma, non aveva che gli abiti indosso e in mano un pezzetto dipane, che un'anima pietosa le aveva donato. Ma era buona e brava e siccome era abbandonata da tutti, vagabondò qua e là per i campi fidando nel buon Dio. Un giorno incontrò un povero, che disse:
- Ah, dammi qualcosa da mangiare! Ho tanta fame!
Ella gli porse tutto il suo pezzetto di pane e disse:
- Ti faccia bene! - e continuò la sua strada.
Poi venne una bambina,che si lamentavae le disse:
- Ho tanto freddo alla testa! Regalami qualcosa per coprirla.
Ella si tolse il berretto e glielo diede.
Dopo un pò ne venne un'altrabambina, che non aveva indosso neanche un giubbetto e gelava;ella le diede il suo.
E un pò più in là un'altra le chiese una gonnellina, ella le diede la sua.
Alla fine giunse in un bosco e si era già fatto buio, arrivò un'altra bimba ele chiese una camicina; la buona fanciulla pensò: "E' notte fonda nessunoti vede puoi ben dare la tua camicia ". Se la tolse e diede anche lacamicia.
E mentre se ne stava là, senza più niente indosso, d'un tratto caddero lestelle dal cielo, ed erano tanti scudi lucenti e benchè avesse dato via la suacamicina ecco che ella ne aveva una nuova, che era di finissimo lino.
Vi mise dentro gli scudi e fu ricca per tutta la vita
(fratelli Grimm).
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